Pietro Testa e la nemica fortuna
mercoledì 13 maggio
ore 17.30
Roma, Palazzo Poli, Sala Dante, via Poli 54
Il volume Pietro Testa e la nemica fortuna. Un artista filosofo (1612-1650) tra Lucca e Roma, Palombi Editori, Roma 2014, promosso dall’Istituto centrale per la grafica, a cura di Giulia Fusconi con Angiola Canevari, è il risultato di anni di ricerca sulla personalità e l’attività artistica di Pietro Testa, disegnatore, incisore, pittore e teorico.
Presentano il volume Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Sergio Guarino, Sebastian Schütze, con una testimonianza di Gianni Dessì.
Nell’ occasione verranno esposte al pubblico alcune stampe e una matrice incisa di Pietro Testa conservate nelle collezioni dell’Istituto centrale per la Grafica.
Giunto giovanissimo da Lucca a Roma nel 1628, Testa si muove sullo sfondo del pontificato di Urbano VIII (e per un breve periodo di Innocenzo X), in un contesto di eccezionale livello culturale, in cui l’arte, la cultura dell’antico, la poesia, la letteratura, l’editoria, le scienze naturali, l’astronomia, la medicina, concorrono a dar vita a quella “mirabil congiuntura” di cui aveva parlato Galileo qualche anno prima.
Testa fa propria l’elevatezza culturale di quel mondo, il raffinato gusto classicista assimilato al servizio di Cassiano dal Pozzo e comune all’arte di Nicolas Poussin, suo maestro spirituale e amico. Il lucchese si identifica con “l’artista virtuoso” che deve conoscere il pensiero filosofico inteso come modello etico di vita e di arte, per approdare alla pittura ideale e ascendere al Parnaso. Le sue invenzioni grafiche, per maestrìa del segno e originalità d’invenzione, sono tra le prove più alte dell’arte del ‘600; ma anche i suoi dipinti, finora non pienamente apprezzati, appaiono di grande fascino per sottigliezze luministiche e forza visionaria.
Il volume è introdotto dai testi scientifici di numerosi specialisti, tra cui Elizabeth Cropper, la decana degli studi su Pietro Testa. Ai saggi segue il catalogo delle opere, con le incisioni, le matrici incise conservate dall’Istituto centrale per la Grafica, molti disegni e tutti i dipinti finora rintracciati, a delineare un percorso di circa venti anni di attività. Un periodo relativamente breve, un’esistenza difficile, scandita da un’ansia sempre frustrata di riconoscimento, da un rapporto conflittuale con il potere, in un crescendo di disagio morale che lo porterà a soli 38 anni alla morte, probabilmente per suicidio, nelle acque del Tevere.
Se le incisioni di Testa erano già note alla critica, le matrici incise sono state per la prima volta oggetto di un’indagine sistematica, condotta nell’ Istituto da Giuseppe Trassari Filippetto con Lucia Ghedin e Luigi Zuccarello del Laboratorio Diagnostico per le matrici, che ha portato a risultati di grande interesse. Dei disegni presentati, circa 20 risultavano inediti, mentre il nuovo catalogo dei dipinti ammonta ora a 28 numeri – tutti qui riprodotti a colori – con non pochi inediti, molte tele quasi sconosciute, conservate in collezione privata o riapparse sul mercato internazionale.
Il volume fa emergere la ricca rete di influssi e di scambi attorno all’opera di Pietro Testa, da Pietro da Cortona, a Giovanni Lanfranco, da Nicola Poussin ai suoi seguaci francesi e fiamminghi, da Pier Francesco Mola, a Giovanni Benedetto Castiglione, a Andrea De Leone, a Salvator Rosa, senza dimenticare i riferimenti alla pittura lucchese, soprattutto Paolo Guidotti e Pietro Paolini.
Il Regesto della vita, condotto negli archivi romani e lucchesi, ci presenta molti nuovi documenti, che ci restituiscono l’immagine di un personaggio irregolare, rissoso e ancora per alcuni aspetti misterioso.
Il volume è edito da Palombi Editori
a cura di Giulia Fusconi con Angiola Canevari
Roma 2014, Palombi Editori, 480 pp. 350 illustrazioni.
Saggi di: Stefan Albl, Angiola Canevari, Elizabeth Cropper, Maria Elena De Luca, Andrea G. De Marchi, Marzia Faietti, Giulia Fusconi, Patrizia Giusti Maccari, Giuseppe Trassari Filippetto.
Collaborazione scientifica di Stefan Albl.